V. Strada Le veglie della ragione Einaudi Torino 1986 pagg. 69-71
I rapporti tra Nietzsche e Dostoevskij sono molto complessi e la loro complessità deriva anche dal fatto che essi sono paradossalmente reciproci. Infatti se Nietzsche fu un lettore interessato e ammirato di Dostoevskij quest’ultimo che nulla sapeva del filosofo tedesco ne anticipò temi e tesi fondamentali facendoli oggetto della sua ricerca dialogico-romanzesca. Le assonanze tra Dostoevskij e Nietzsche hanno richiamato da tempo l’attenzione critica e il parallelo tra loro è diventato canonico quanto quello tra Dostoevskij e Tolstoj. Del resto è ormai appurato che proprio Tolstoj e Dostoevskij furono per Nietzsche la fonte prima della sua concezione del Dio cristiano e che con questi grandi russi l’autore dell’Anticristo intrattenne un dialogo sotterraneo intessuto di illuminazioni e di ripulse. Solo di recente però alcune fasi decisive di questo dialogo sono state portate alla superficie ed è possibile ora porre l’ampio problema dei rapporti Nietzsche-Dostoevskij su una base filologicamente piú sicura. Mi riferisco in particolare agli appunti di lettura dei Demonî di Dostoevskij che Nietzsche conobbe nella traduzione francese uscita a Parigi nel 1886.
Nietzsche lettore dei Demonî trascura l’attualità politica del romanzo la quale anzi quasi certamente gli era ignota. L’assenza del momento politico dall’orizzonte di lettura del romanzo non è cosa trascurabile perché per Dostoevskij il “caso Neciaev” trasfigurato nei Demonî non fu un mero dato di cronaca bensí la manifestazione essenziale di una crisi di cui egli a partire almeno dalle Memorie del sottosuolo aveva anticipato la presenza e di cui da tempo aveva iniziato l’analisi. Crisi metafisica secondo Dostoevskij che diventa necessariamente crisi politica e che nella rivoluzione trovava la sua naturale sede di sviluppo. Per Dostoevskij il nichilismo era un fenomeno metafisico-politico e non è un caso che questo termine che in Occidente a partire da Jacobi aveva un significato puramente filosofico in Russia sia servito a designare il movimento rivoluzionario. Se nella prefazione per la Volontà di potenza Nietzsche poteva scrivere: “Ciò che racconto è la storia dei prossimi due secoli. Descrivo ciò che verrà ciò che non potrà piú venire diversamente: l’avvento del nichilismo” lo stesso avrebbe potuto scrivere Dostoevskij a premessa dei suoi romanzi anche se non solo il suo atteggiamento verso il nichilismo era antitetico a quello di Nietzsche ma diverso era in parte il contenuto stesso che in lui assumeva questo concetto contenuto per lui inevitabilmente anche politico. Qui oltre alle differenze personali conta evidentemente anche la differenza tra punti di vista storico-nazionali: era in Russia infatti che le idee nichiliste si erano tradotte in un nuovo tipo di azione rivoluzionaria.
Nietzsche è interessato dalla figura di Stavrogin ma i centri maggiori di attenzione indicati nei titoli dei gruppi di annotazioni (Psicologia del nichilista La logica dell’ateismo e Dio come attributo della nazionalità) confluiscono sul suicidio di Kirillov e sulla sua filosofia dell’uomo-dio. Il contesto dell’interesse di Nietzsche per i Demonî e in particolare per Kirillov è quello della sua riflessione sul nichilismo che per l’autore della Volontà di potenza consiste in una svalutazione dei valori tradizionali (morali metafisici religiosi) finora ritenuti sommi ma è una svalutazione che deriva necessariamente dalla natura di quei valori i quali nella fase estrema della loro storia si autosmascherano e si autoannullano applicando a se stessi quel culto della verità da loro stessi coltivato. Nietzsche dice che “il perfetto nichilismo è la necessaria conseguenza degli ideali finora coltivati” mentre l’epoca in cui viviamo è quella di un “nichilismo incompleto” e di vani “tentativi di sfuggire al nichilismo”. Nel nichilismo “spontaneo” per cosí dire e “incompleto” della nostra epoca di transizione Nietzsche si reputa colui che porta la “consapevolezza” del nichilismo favorendo cosí lo svolgimento di quest’ultimo alla sua “completezza”. Su questo nichilismo perfetto egli opera la sua “transvalutazione” di tutti quei valori che erano stati alla base del nichilismo stesso e in tal modo vuole aprire la via verso l’esodo dal nichilismo. Ma mentre il nichilismo era un evento necessario il suo superamento è un evento possibile cioè politico e l’Anticristo Nietzsche è l’autore appunto di un Antivangelo salvifico: “Il mio problema scrive egli in un frammento intitolato Superuomo non è di stabilire che cosa possa prendere il posto dell’uomo bensí quale specie di uomo debba essere scelta voluta allevata come specie di valore superiore...”. Contro un nichilismo “decadente” Nietzsche afferma il suo nichilismo che potremo chiamare creativo in cui la lunga morte di Dio diventa una sua liberatoria uccisione e l’uomo liberatosi dall’oppressione divina acquista egli stesso una sorta di divinità riappropriandosi feuerbachianamente sulla terra dei. suoi attributi che aveva proiettato in cielo.
Dostoevskij coglie perfettamente nei suoi romanzi la logica del nichilismo che non è semplicemente ateistico bensí rigorosamente antiteistico anche se per lui il nichilismo non è la conseguenza immanente dei valori tradizionali cristiani ma una loro negazione nata in seno a una particolare versione storica (cattolica e protestante) di quei valori. Nei Demonî l’antiteismo si dirama in una serie di figure che ne manifestano le potenzialità: dalla noia metafisica di Stavrogin al costruttivismo sociale di Sigalëv. Ma è in Kirillov che la “logica dell’ateismo” si dispiega con una coerenza esemplare. Nel suo incontro con Verchovenskij poco prima del suo suicidio Kirillov chiarisce non soltanto la logica antiteistica dell’autodeificazione dell’uomo bensí anche il significato redentivo che egli attribuisce al suo proprio suicidio: con questo atto ragiona egli con folle coerenza non soltanto egli si riappropria della sua libertà trasferita in Dio ma novello Salvatore apre all’umanità la via della rivolta metafisica e della libertà totale restituendole l’attributo principale della divinità: lo svoevolie cioè l’arbitrio come libertà illimitata. L’uomo nuovo e superiore che nascerà da questo primo atto consapevole di liberazione e di salvazione secondo Kirillov dovrà rigenerarsi anche fisicamente poiché “nell’aspetto fisico attuale (...) non si può affatto essere uomo senza il vecchio Dio”. Che poi il suicidio di Kirillov serva da copertura per il delitto organizzato da Verchovenskij non è una mossa denigratoria di Dostoevskij poiché la grandezza di Kirillov non ne è sminuita bensí piuttosto è una sua geniale comprensione della trama in cui l’antiteismo viene ad essere impigliato.
Il suicidio “logico” di Kirillov sembra agli antipodi del vitalismo “dionisiaco” di Nietzsche se non si pone mente al fatto che si tratta di un suicidio sacrificale e simbolico la cui missione soteriologica è quella di aprire la via ad un “oltreuomo” trasformato anche biologicamente. In questo senso Kirillov è ancora “cristiano” ma “cristiana” è anche la soteriologia antiteistica di Nietzsche. Il punto di divergenza tra Nietzsche e Kirillov sta nell’incanalamento dell’energia vitale liberata dalla negazione di Dio.
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