
Claude Ollier nacque primogenito a Parigi da Maurice Ollier, un assicuratore, e da Marguerite Valente, figlia di un piccolo borghese. Appena nato, Claude mostrò subito dei problemi respiratori, così la famiglia dal il 1926 al 1930 fece continuamente vacanze al mare ed in montagna, dove la sua salute migliora. Durante queste vacanze il giovane Claude s'interessa di Letteratura leggendo soprattutto Verne.
Nel 1958 pubblicò il suo primo romanzo con il titolo La messa in scena e nello stesso anno divenne il primo vincitore del prestigioso Prix Médicis. L'anno dopo tornò in Marocco e nel 1960 decise di lasciare definitivamente l'Africa per dedicarsi all'attività di scrittore dopo un viaggio di sei mesi negli Stati Uniti. Nello stesso anno conobbe Italo Calvino, Fernando Arrabal, Robert Pinget, Hugo Claus e Charles Tomlinson, poi partì nuovamente, questa volta per Cuba e il Messico. Di ritorno in patria aderì alla corrente letteraria Nouveau roman.
l Nouveau Roman è una corrente letteraria nata in Francia tra gli anni 50 e 60. Il termine Nouveau Roman, usato per la prima volta da Émile Henriot in un articolo su Le Monde, rappresenta un gruppo di autori tra loro contemporanei che hanno in comune esigenze comuni più che un proprio movimento.
Le varie esperienze hanno in comune il rifiuto del personaggio e delle normali vicende per focalizzarsi sulle caratteristiche della realtà che esulano dalla soggettività umana.
I testi prodotti da questa nuova tendenza descrivono con minuzia di particolari gli oggetti e la realtà esterna come se intervenisse la macchina fotografica. Il nouveau roman vuole evidenziare la condizione dell'uomo nella società moderna, basata sull'industrializzazione, la tecnologia, la scienza.
Il tipo di narrativa che i testi appartenenti al nouveau roman propongono si basa sull'oscura leggibilità e si preoccupano maggiormente delle cose che dell'uomo.
Tra gli scrittori che si possono definire appartenenti al nouveau roman i più significativi sono Gérard Bessette, Michel Butor, Marguerite Duras, Claude Ollier, Robert Pinget, Jean Ricardou, Alain Robbe-Grillet, Nathalie Sarraute, Claude Simon.
Riprese la penna nel 1964 scrivendo La morte del personaggio per la stazione radiofonica Radio-Stuttgart. L'opera fu letta nel corso di più puntate ottenendo un discreto successo. Da allora collaborò sempre più spesso con le varie stazioni radio francesi.
Nell'inverno del 1966 soggiornò a Berlino e, forte di questa esperienza, scrisse quattro libri, che formarono il ciclo del Giovane infante, pubblicati solo tra 1972 e il 1975. Nel 1967 tornò in Germania su invito della stazione radio Länder e poi nel 1969 decise di studiare un trimeste all'Università Laval del Québec. Nel 1971 lasciò la Nuoveau roman dopo un acceso dibattito letterario e si trasferì ad Aix-en-Provence, dove insegnava Marie-Odette, la sua amata; i due si sposarono ed ebbero un figlio nel 1972
Riprese a viaggiare nel 1977, visitando la Thailandia, Singapore e la Malaysia. Ritornato in patria, scrisse Marrakch Médine, che ottenne il Prix France Culture nel 1979. Successivamente scrisse Mon Double à Malacca e viaggiò per l'Europa orientale, ritornando per un breve periodo in Marocco.
Dal 1983 al 1989 scrisse diversi romanzi: Una storia invisibile, Truquage en amont, Oscurazione e Feuilleton. Nel 1990 visitò l'Australia, nel 1991 la Giordania, per scrivere un libro su Petra, e poi anche Gerusalemme. Tra il 1993 e il 1995 scrisse Aberration en hommage à l’aïeule andalouse.
Estratto:
Claude Ollier
da “Per mantenere l’ordine” in Estate indiana, Einaudi, 1967
Il primo foglio del notes è ancora vergine, salvo la data scritta in alto a sinistra: lunedì tredici agosto. Rimane da scrivere la lettera, da redigere il riassunto intellegibile degli ultimi tre giorni. Ma non c’è pericolo che il destinatario, vittima di uno o di diversi errori di prospettiva, non ne valuti esattamente la portata?
Limitarsi all’episodio, attuale, senza farlo precedere da una breve esposizione non significa forse già falsarne il tenore? Ma in questo caso, fin dove risalire nella concatenazione dei fatti? Ai disordini del mese scorso, all’atmosfera nuova che regna dalla instaurazione del coprifuoco o addirittura al primissimo inizio degli avvenimenti? E anche così? …Non bisognerebbe risalire ai primissimi inizi dell’impresa, all’epoca in cui sono state montate le prime rotelle dell’ingranaggio? Senza arrivare fin lì, dev’essere possibile tracciare un quadro chiaro e preciso della recente evoluzione, e quale potrebbe essere più significativo della pianta stessa della città, sovraccarica di punti di riferimento da mesi segnati giorno per giorno? C’è forse una relazione più eloquente di quel canovaccio di croci multicolori che a poco a poco si delinea sul grande rettangolo violaceo, che si sviluppa a ghirlande all’annuncio dei disordini e della conseguente repressione?
Ogni sera, quando il traffico è finito, il comandante si siede alla scrivania, redige il suo rapporto, poi si alza, con una serie di matite colorate in mano, si volta verso la carta attaccata alla parete e traccia qui una crocetta azzurra, lì una verde, o gialla, rossa, nera, secondo la categoria dell’attentato o del danno compiuto. A volte esita, incerto sul carattere dell’incidente, o tentato di segnare con diverse croci un ‘azione che giudica particolarmente importante. E’ anche accaduto, nei primi mesi, che non avesse da segnare niente per tutta una settimana. Ma quel tempo è ormai lontano. Da allora, le croci si sono talmente moltiplicate che in due o tre punti manca lo spazio per tracciarne di nuove: il comandante le sistema come può nelle immediate vicinanze dei luoghi maledetti, le inserisce in qualche angoletto dove, a essere giusti, non è mai succeso niente. Altri settori, al contrario, sono rimasti intatti, rarissimi, e sono loro adesso che sembrano sospetti.
Così, un quarto ordine si sovrappone a quelli delle vie e dei vicoli ciechi, dei sensi vietati, delle terrazze e delle comunicazioni occulte, un ordine che, nella sua quotidiana dispersione, può parere foruito, ma del quale, dopo un certo tempo, si precisano le strutture, si confermano, s’impongono. Per i non iniziati, tutte quelle croci di uguale grandezza rimandano ad azioni di uguale gravità. In realtà, a qualcuna di loro è collegato il ricordo di un momento privilegiato - inaugurazione di una nuova fase della lotta, spettacolare imboscata, punto culminante di un lungo periodo di tensione.
La maggior parte delle croci, tuttavia, indica solo episodi molto normali, elementi banali di un’abitudine ormai consolidata - come le due nuove croci che il comandante ha tracciato ieri sulla carta: la prima dietro il mercato coperto, su una piazzetta dove era stato assassinato uno scrivano pubblico; la seconda all’estremità nord della città, al numero 17 di rue Lalla-Sfia.
Lì, nella notte tra sabato e domenica, poco prima delle due, nell’ingresso di una casa dall’aspetto agiato, scoppia una bomba.
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